Svenuta nascosto d’anima vien una rebelle follia,
non seppe d’un tardo approssimato…
Fu l’ora triste semmai d’inizio nullo.
Che se scrivo d’un temuto creder miracolo silente,
altrove si fa pena penna lo creder di vero…
Eppure non volle più del mezzo un sapere.
Dimenticata prigione stesso fu destino ahimè,
pulir di gloria si fa pianto non più leggero…
Giacchè peccar del suo forte esistere va duro l’ingoio.
Non di ripetere che si fu un fuoco,
ma il colare d’amore fra ginocchia spente…
D’una rabbia serpente e molto, troppo deludente.
Or che si vuole del vero peró una realtà,
sussulta ogni vista sol d’unanimità…
Ecco rubata ogni mia identità!