Poesia

Inequivoca esperantia

Uno sguardo dal lontano vedere siede vinto,

ancor di gloria canta piano la penna un mancare…

Nel cuor di quel per cui un senso finora l’echio.

Cosí d’inequivoca esperantia si vola legge terreno,

che per un breve soffio parte colto cielo…

Sicchè posata n’è finora virtú in luce.

Colma d’una marginale volontà ella canta pianto,

or che suono di forma parola vien voltata…

Seppur di formula a muro coglie battere in realtà.

Non si vuole voce più in silente tiro far lo fermo,

poiché d’in petto tingere il giorno scuró mai sia…

Cosicché voluta pelle non si bandona più perduto.

Didentro preghiera vien la terra una madre,

volteggia brividi in spade dalle punte ormai corte…

Giacchè lontana se ne va di me nanzi la morte.

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